Ormai tutti sappiamo chi sono gli influencer e cosa fanno nella vita per vivere. Almeno quelli più famosi come Chiara Ferragni (regina assoluta in Italia), Khaby Lame, Alexa Chung, Aimee Song eccetera eccetera. La lista è molto lunga e in continua espansione.
Ma c’è aria di cambiamento. Basta dare un’occhiata in Rete.
Già perché – ultimamente – pare stia spopolando su tutti i social e soprattutto su TikTok una nuova tendenza: il de-influencing, un’hashtag da oltre 300 milioni di visualizzazioni.
Per sapere di che si tratta, in cosa consiste e quali sono le previsioni per il futuro c’è solo una cosa da fare: STAY WITH US… e nel frattempo non comprare nulla!
Questa tendenza è una forte risposta alla crescente diffidenza e alla richiesta di autenticità nel mondo della pubblicità, ma anche un sintomo della crisi economica che ha reso i consumatori più consapevoli di come spendono i loro soldi.
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Cos’è il de-influencing e come funziona
Mettiamola così. Se gli influencer si occupano di mostrare ai loro utenti le ultime tendenze e i prodotti/servizi da acquistare i de-influencer fanno l’esatto opposto. Che significa?
Semplice.
Comprano un prodotto e lo recensiscono raccontando con il massimo dell’obiettività (o almeno così dicono) la propria esperienza. L’esito è quasi sempre una recensione negativa. Un disincentivo all’acquisto con la proposta di alternative più economiche.
“De-influencer” è un termine usato per descrivere l’atto deliberato di ridurre l’influenza di una particolare persona su un social media.
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Qual è il suo scopo?
De-influencing vuol dire soprattutto AUTENTICITÀ.
I de-influencer non sono i paladini della giustizia. Vero. Però hanno intenti ammirevoli. Almeno sulla carta. Quali? Creare contenuti affidabili, che non abbiano come scopo principale la promozione di un articolo MA la soddisfazione dei loro follower coi quali vogliono stabilire un rapporto basato sulla fiducia e sull’onestà.
Le persone, gli utenti, stanno diventando più consapevoli del fatto che molti influencer promuovono prodotti e stili di vita che non corrispondono necessariamente alla realtà, e quindi stanno cercando modi per proteggersi dalle false promesse e dalle aspettative irrealistiche.
Francesco Colicci autore di “Social Media Expert”
Attenzione. Le sorprese positive non sono mica finita qui.
Spesso questo tipo di contenuti si fa portavoce di tematiche ambientali promuovendo comportamenti eco-sostenibili come il riciclo e il decluttering (che per chi non lo sapesse è l’arte di liberarsi del superfluo).
Più contenuti onesti e critici nei confronti dei marchi non sono necessariamente una cosa negativa.
James Nord, fondatore della società di influencer marketing Fohr
Quando nasce il de-influencing
Non è facile risalire all’origine di un trend social ma sembra che la prima deinfluencer della storia (passateci l’espressione) sia Maddie Wells, ex dipendente Sephora che, dal 2020, utilizza Instagram e TikTok per criticare i prodotti restituiti dalle clienti. Senza peli sulla lingua.
Ma la domanda centrale è la seguente: per quale motivo si sviluppa il de-influencing? Beh, sono in molti a considerarlo un fenomeno spontaneo. La reazione – più che comprensibile – alla società odierna e al suo consumismo sfrenato, al bisogno fi apparire.
Un po’ sull’onda di quanto accaduto con BeReal, il social network lanciato nel 2020 dai francesi Alexis Barreyat e Kevin Parreau, per incoraggiare gli utenti a condividere foto senza filtri, naturali.
Si tratta di un movimento eterogeneo nato spontaneamente e comprende diverse tipologie di contenuti, dalle liste di prodotti da non comprare alla ripetizione in video di motti e inviti a non farsi spingere all’acquisto. Lo scopo è di far riflettere chi guarda sul fenomeno dei trend.
https://www.nssmag.com/it/lifestyle/32100/tiktok-deinfluencer
De-influencing vs influencing
Dobbiamo intendere il de-influencing come una lotta dichiarata alla categoria degli influencer? Per certi versi, sì.
I de-influencer contestano agli influencer la veridicità dei loro consigli.
Il ragionamento è – in soldoni – il seguente: gli influencer lavorano per un brand, fanno pubblicità finalizzata alla vendita DUNQUE raggirano, in qualche modo, gli utenti. Non sono trasparenti e non hanno a cuore gli interessi del proprio pubblico.
Fra i casi che più hanno fatto parlare c’è quello di Mikayla Nogueira, tiktoker e truccatrice da diversi milioni di follower, accusata di pubblicità ingannevole. Per quale motivo?
Pare che durante il video dedicato alla sponsorizzazione di un mascara Oreal abbia indossato ciglia finte.
I consumatori vogliono sapere che gli influencer non hanno paura di essere sinceri e ammettere quali prodotti non consiglierebbero e che sono anche disposti a dire ai loro follower dove possono risparmiare denaro.
Ali Fazal, vicepresidente del marketing di GRIN
Quali sono i de-influencer italiani
Il de-influencing è una tendenza che nasce in America ma sta avendo sempre più proseliti anche nel Belpaese. Dove li troviamo? In che ambito operano? Specialmente in quello del make-up, della bellezza e del cosiddetto life style.
Scopriamo subito qualche nome dei più conosciuti per farci un’idea di cosa fanno.
- Andreea Tolomeiu: L’influencer onesta
Classe 1990, originaria della Romania, utilizza TikTok per spiegare alle sue migliaia di follower la qualità dei prodotti comprati. - Francesca Piersanti: The.saints.stuff
È una truccatrice e una digital creator. Nel format “Chiudi il portafoglio” aiuta gli utenti negli acquisti per evitare spese inutili. - @filippo.skin.space
È un giovane creator che si occupa soprattutto di prodotti per la pelle e nel farlo propone opzioni low budget.
Influencer onesta non per denigrare gli altri, ma perché non ho vincoli di vendita o di acquisto.
Andreea Tolomeiu
Attenzione. Ci sentiamo di menzionare come sorta di pioniera del de-influencing italico Clio Zammatteo, più nota come ClioMakeUp che, proprio recentemente, si è lasciata andare ad uno sfogo-denuncia nei confronti del mondo beauty online e degli influencer. Riportiamo l’accaduto giusto per far capire quanto sia difficile l’ambiente
Il lato “oscuro” del de-influencing
Il fenomeno de-influencing è così perfetto e incorruttibile come sembra? Non proprio.
Sono in tanti a sostenere che, in realtà, sia soltanto un’altra trovata dell’influencer marketing. O – per cambiare termini – l’altro lato della medaglia.
In fondo molti de-influencer propongono prodotti (anche se meno costosi) e TUTTI cercano di condizionare le scelte di acquisto dei propri follower.
Allora dov’è la differenza? Che i de-influencer possono guadagnare solo in termini di visibilità. E se qualcuno avviasse una partnership o firmasse un contratto con un brand? Perderebbero credibilità e consensi in un solo colpo perché qualsiasi sponsorizzazione va obbligatoriamente dichiarata. In genere con l’#adv… l’avrai già visto mille volte.
È interessante vedere un gruppo di persone avviare un dibattito sulle modalità, le tecniche e le storture di un certo tipo di influencer marketing, per altro utilizzando gli stessi mezzi e gli stessi canali. Ma mi viene un dubbio. Non è che questi deinfluencer, alla fine, risultino un po’ troppo simili al sistema che vorrebbero denunciare?
Valerio Bassan, Ellissi
E allora TikTok Shop?
Probabilmente conoscerai la funzione di TikTok che dal 2022 permette (non in Italia) di acquistare prodotti direttamente dal social. Oppure l’hashtag virale #TikTokMadeMeBuyIt.
Perché ne parliamo ora?
Perché come affermava un noto politico italiano “a pensare male si fa peccato ma si azzecca”.
E se il de-influencing fosse un progetto della stessa piattaforma cinese?
Una tendenza creata ad hoc per mantenersi in pole position, lanciare nuovi personaggi e fare pubblicità “alternativa” adatta ai più sensibili delle Generazioni Z e Millennials?
Al momento non abbiamo risposte. Solo supposizioni legittime. Che si può fare? Nulla.
Suggeriamo di aspettare sviluppi. Sarà il tempo a dire se il de-influencing è una bolla di sapone, destinata a scoppiare presto OPPURE se arriverà persino a soppiantare gli schemi dell’influencer marketing tradizionale.
Conclusioni
Che cosa stai pensando? Da che parte dello schieramento sei? Dei de-influencer o degli influencer?
Diciamoci la verità. Mettendo insieme i pezzi del puzzle sembra avvalorarsi l’ipotesi di una finta guerra fra i creator. Se sei un consumatore consigliamo – come sempre – l’acquisto consapevole. In parole povere: leggi e guarda tutto ma non farti abbindolare.
Se invece hai un brand da promuovere e non sai che pesci prendere… affidati a professionisti del settore. Soltanto così puoi evitare passi falsi e ottieni risultati concreti.
Naturalmente noi di Octotech Solutions siamo a tua completa disposizione. Contattaci per una consulenza personalizzata o anche solo per conoscerci meglio!