Sei un libero professionista stufo della classica pubblicità? Oppure un’azienda che ha voglia di farsi notare dai suoi clienti e dare una spinta importante alle vendite? Il native advertising è la soluzione a tutti i tuoi interrogativi.
Oggi ti aiuteremo a comprendere cos’è il native advertising e come creare una campagna marketing pubblicità nativa efficace.
Pronto a conoscere tutti i suoi vantaggi?
Allora non resta che iniziare. Abbiamo tante cose da dirti!
Cos’è il native advertising?
Se vuoi mettere in piedi una strategia che risulti davvero produttiva per il tuo business devi conoscere il native advertising. Che cos’è?
Possiamo tradurre questo termine semplicemente come “pubblicità nativa“.
L’espressione identifica tutti quei formati pubblicitari che non appaiono come tali. In altre parole, si tratta di contenuti pubblicitari che hanno la capacità di mimetizzarsi con i contenuti originali delle piattaforme in cui vengono collocati.
Non è una pubblicità rivoluzionaria, si è già vista in giro. Ma con l’avvento dei social network sta avendo grandissima diffusione.
Per capire meglio scorri il tuo feed. Puoi trovare contenuti riconoscibili come pubblicitari solo per la precisazione “contenuto sponsorizzato” o “sponsored”.
Convenzionalmente – infatti – per pubblicità nativa si intende:
una forma di pubblicità sul world wide web che, per generare interesse negli utenti, assume l’aspetto dei contenuti del sito sul quale è ospitata. L’obiettivo è riprodurre l’esperienza-utente del contesto in cui è posizionata sia nell’aspetto che nel contenuto.
Wikipedia
Native advertising vs pubblicità tradizionale
Ma perché è tanto diversa dalla pubblicità tradizionale?
Per creare una campagna di native advertising davvero efficace è bene comprende quali elementi la rendono così unica e distante dai soliti contenuti sponsorizzati.
L’elemento che differenzia queste due tecniche è l’obiettivo pubblicitario.
Quella tradizionale ha lo scopo di distrarre l’utente e farlo concentrare sul messaggio veicolato, in genere molto distante dai contenuti della piattaforma ospitante. Un esempio lampante di pubblicità tradizionale è lo spot che interrompe la trasmissione di un programma televisivo.
L’obiettivo del native advertising, invece, è di non distogliere l’attenzione dal contenuto originale. In questo caso, il messaggio non è intrusivo. Ma si integra perfettamente all’esperienza di navigazione dell’utente, che quasi non si accorge di avere davanti un annuncio pubblicitario. Sono native advertising i post sponsorizzati dei social media.
Pubblicità nativa esempi
Ora è il momento di capire che cosa si intende per native advertising. Nel concreto.
Manco a dirlo è ampiamente utilizzato online. Sono tante e sempre più numerose le aziende che decidono di puntare su questa strategia. Non stupiscono le motivazioni.
Parliamo, infatti, di formati pubblicitari meno invasivi per gli utenti e contemporaneamente più efficaci per gli inserzionisti.
Scopriamo quali sono i più popolari.
Reccommendation widgets
I widgets sono componenti grafiche di un programma, elementi che permettono all’utente di accedere, in maniera più veloce ed efficiente, all’informazione per cui sono state create. Insomma, sono widget anche il calendario del telefono e la barra di ricerca Google.
Ma i recommendation widgets? Sono suggerimenti di contenuti. Si trovano all’interno di portali o siti web e rimandano a link pubblicitari inerenti all’argomento o ai prodotti/servizi trattati.
Annunci sponsorizzati
Questo tipo di pubblicità nativa è forse una delle più conosciute.
Di sicuro ti sarà capitato, dopo aver effettuato una qualunque ricerca online, di avere dei risultati con su scritto “annuncio sponsorizzato”.
Sono, almeno all’apparenza, al 100% identici agli altri risultati di ricerca. Ma il loro scopo finale è prettamente commerciale.
Lista sponsorizzate
Rispetto ai precedenti formati di native advertising le liste sponsorizzate hanno più l’aspetto di una pubblicità. Rientrano – comunque – in questa categoria perché si inseriscono perfettamente nel contenuto principale. Senza impedirne la lettura.
In pratica, sono dei consigli per gli acquisti che seguono, o addirittura migliorano, l’esperienza dell’utente del sito. Generalmente un e-commerce.
Post sui social
Un altro formato di native advertising molto utilizzato dai social network sono i post che compaiono nel feed di utenti mirati.
Se hai Instagram avrai certamente assistito a numerose campagne di marketing pubblicità nativa. Come funzionano?
I post sembrano molto simili a quelli pubblicati da utenti comuni. E – di solito – non presentano direttamente il prodotto interessato. L’obiettivo è di rispondere a un’esigenza o a un desiderio specifico dell’utente che lo vedrà. Si differenziali dagli altri post solo dal disclaimer “sponsorizzato”.
Dove fare native advertising?
Prima di scoprire qualche segreto in più, su come realizzare una campagna di native advertising, bisogna scegliere il canale adeguato. Su quale mezzo investire.
Attenzione. Non esiste un luogo giusto o sbagliato. La scelta è collegata alle esigenze della tua attività. Dove ci sono maggiori opportunità di trovare clienti potenziali clienti?
Scopriamolo insieme.
Social network
La maggior parte delle campagne native advertising nascono all’interno dei social network. Basta guardare cosa accade nelle principali piattaforme.
Su Facebook e Instagram, nei feed degli utenti, ci sono tantissimi contenuti pubblicitari nascosti fra reel, caroselli o Instagram stories. Anche TikTok si sta adeguando con pubblicità nativa fatta con video di personaggi conosciuti al pubblico e musiche accattivanti.
Motori di ricerca
Forse non sai che è stato proprio Google a dare un notevole contributo al native advertising.
In che modo? Semplice.
Sfruttando l’interesse del pubblico per un determinato bisogno è possibile presentare un’offerta commerciale sotto forma di risultati di ricerca sponsorizzati.
Sui siti web
Viste le caratteristiche di questo tipo di pubblicità, anche le sponsorizzazioni sui siti web sono un’ottima idea.
Basta identificare spazi convenienti. Cioè siti web o blog che trattino di argomenti inerenti al tuo business. Il passo successivo è quello di inserire contenuti sponsorizzati, adatti al “look&feel” della pagina.
Come fare native advertising
Sei convinto che il native advertising farà bene al tuo business, ma non sai da che parte iniziare? Ecco qualche consiglio per cominciare a definire la tua campagna e raggiungere i traguardi sperati.
Crea le fondamenta
Come ogni campagna di comunicazione che si rispetti non puoi prescindere da alcune basi, che saranno vitali per il raggiungimento degli obiettivi. Tieni sempre a mente:
- quali sono i valori della tua azienda, che ti differenziano dai competitor, e la tua mission;
- cosa vuoi vendere, ossia su quale prodotto o servizio puntare;
- chi sono i tuoi clienti ideali, conoscerne i gusti, abitudini e desideri;
- che occorre stabilire obiettivi misurabili e raggiungibili.
Sembrano delle banalità o dei concetti ormai passati, ma solo con una chiara analisi di questi punti non rischierai di fare un buco nell’acqua.
Scegli il canale giusto
Lo abbiamo già detto. Ma ripetiamo il concetto tanto è importante.
Se hai delle fondamenta solide potrai costruire dei bellissimi progetti!
Ricorda – quindi – che la scelta del mezzo dipende esclusivamente dal target di riferimento. Puoi creare contenuti validi, però senza un pubblico risulteranno inutili.
Accetta un suggerimento: non limitarti a un solo canale. Uno dei veri punti di forza del native advertising è l’omnicanalità. Più canali di vendita/promozione equivalgono a più conversioni.
Personalizza il contenuto
Non tutti i native advertising sono uguali. Per rendere fruttuoso un contenuto deve essere unico.
Dopo aver scelto il canale di pubblicazione, definisci formato e tone of voice. Quali sono in target con il tuo pubblico e in linea con i valori aziendali.
Però, attenzione. Non scordare che dovranno cambiare in base alla piattaforma utilizzata. Il tuo obiettivo è sempre quello di creare contenuti che non interrompano l’esperienza dell’utente.
Analizza le performance
Per sapere se la strategia di native advertising abbia effettivamente fatto centro bisogna analizzare i numeri.
Su questo ti aiuteranno le stesse piattaforme.
Ad esempio, sui social puoi analizzare le interazioni con il post, come: like, commenti e condivisioni. Se, invece, hai preferito un blog…. il numero di visualizzazioni o la permanenza media degli utenti.
Le conseguenze del native advertising per gli utenti
Ti sei mai domandato quali conseguenze ha il native advertising sul pubblico? Devi essere consapevole di tutti gli effetti che potrà avere sui tuoi clienti.
Positive
Rispetto alla pubblicità vecchio stampo il native advertising risulta – indubbiamente – meno fastidioso per gli internauti. Non influenza in maniera negativa la loro esperienza digitale. Anzi.
Gli utenti sono più propensi a interagire con dei contenuti che reputano validi. Non subiscono la pubblicità. Ma decidono consapevolmente di saperne di più e – nell’evenienza – di procedere con l’acquisto.
Negative
Il native advertising nasconde, però, anche dei rischi che non vanno sottovalutati. Sia per i clienti che per le aziende.
Può capitare che queste pubblicità possano – infatti – confondere l’utente, che potrebbe sentirsi imbrogliato, preso in giro. Ecco perché è stato instituito l’obbligo di specificare quando si tratta di contenuti sponsorizzato. È una soluzione che evita fraintendimenti.
Conclusioni
Da come avrai capito il native advertising può rivelarsi una grande opportunità per il tuo business. A patto che si lavori con il massimo dell’impegno e della professionalità richiesta. Ovvio. Come in qualsiasi attività. Ma non preoccuparti troppo. Seguendo i nostri consigli potrai costruire una strategia vincente.
Hai ancora bisogno di qualche informazione? Di delucidazioni? Puoi approfondire l’argomento con testi utili come Native advertising. La nuova pubblicità. Amplificare e monetizzare i contenuti online di Claudio Vaccaro.
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